STUPIDITÀ UMANA
STUPIDO È CHI LO STUPIDO FA
Io partirei da qui, dal buon caro vecchio Forrest Gump.
Le sue parole sono la sintesi perfetta di un concetto semplice che racchiude un mondo, vasto e trasversale, perché la stupidità non è un assoluto, non identifica una persona o una categoria, piuttosto un gesto, un pensiero, una frase. E chi, nel corso di un’intera vita, può seriamente dichiarare di non aver mai indossato una piccola perla di stupidità? Io credo di averci fatto collane e forse anche degli orecchini… bellissimi tra l’altro.
Cercando informazioni sulla stupidità umana, mi sono persa tra la miriade di aforismi, analisi ed opinioni sull’argomento, rimanendo sbigottita dal fatto che abbia scomodato illustrissimi del passato e del presente (e già questo è un vero e proprio ossimoro), arrogandosi, a detta di molti, il diritto di essere una delle tragedie epocali che probabilmente sancirà la fine dell’essere umano.
Si, si... avete capito bene.
In effetti se la perla la genero io, al massimo causo danno a me stessa e al mio gatto che se lo meriterebbe anche,
viste le levatacce mattutine che mi fa fare per avere la colazione… ma se è un uomo di potere a farlo?
Quali danni potrebbero subire persone e cose?
viste le levatacce mattutine che mi fa fare per avere la colazione… ma se è un uomo di potere a farlo?
Quali danni potrebbero subire persone e cose?
La storia insegna, dovrebbe insegnare, magari insegnasse. Ma di un fardello così pesante ho deciso di non parlare,
l’onere di farlo lo lascio volentieri ai grandi pensatori e mi riservo, piuttosto, l’aspetto leggero della stupidità,
quella che ci fa sorridere, un po’ grottesca e fantozziana.
l’onere di farlo lo lascio volentieri ai grandi pensatori e mi riservo, piuttosto, l’aspetto leggero della stupidità,
quella che ci fa sorridere, un po’ grottesca e fantozziana.
Quindi, alzi la mano chi ha vissuto almeno una volta queste tragi-commedie e siate onesti, non barate…
Perché mi sto riferendo a quel genere di stupidità tranquillamente ammissibile, che non compromette più di tanto la nostra immagine, tantomeno la sopravvivenza dell’umanità stessa, sebbene lì per lì, siano complicazioni da arginare; insomma, riprendendo la nostra metafora, parlo di quelle piccole perle che, con il loro peso, ci riportano con i piedi ben piantati a terra, regalandoci la bellissima occasione di concedersi a cuor leggero qualche passo falso.
Personalmente, gli inappuntabili alla lunga mi annoiano, saranno anche un elogio all’affidabilità eh,
ma preferisco il lato umano, con le sue falle, sempre e comunque.
ma preferisco il lato umano, con le sue falle, sempre e comunque.
E non me ne vorranno i signori uomini se per le amenità troneggiano le donne,
ma solo perché per le grandi stupidità lasciamo a loro il podio.
ma solo perché per le grandi stupidità lasciamo a loro il podio.
“Ieri ho comprato delle scarpe fantastiche, decoltè tacco 12 belle da far venire l’invidia blu! Le metto domani sera, alla cena aziendale di Natale”
Epilogo: rischio di caduta altissimo, serata trascorsa seduta al tavolo e siccome di ballare io non ne posso proprio fare a meno, a cena finita ero l’unica nana scalza nella pista, con certe bolle sul tallone che nemmeno quando ero piccola, sul balcone di casa con l’intruglio chimico dello Svelto e l’acqua.
“Siedo mia figlia sul seggiolino della macchina tenendo le chiavi tra le labbra, lei le afferra e nella mia testa corre veloce il pensiero: “glie le lascio così non piange, tanto ho quelle di scorta nella borsa”.
Chiudo la portiera e lei, giustamente, chiude la macchina. La borsa? Dov’è la borsa? La vedo sul sedile anteriore. Bella tronfia, piena di ogni genere di cose… tra cui le chiavi di scorta. Attimi di terrore.
“Amore, schiaccia il pulsante sulla chiave” e lei lo fa, piccolina, ma continuando a chiudere la macchina. Poi, con un picco d‘insofferenza nei miei confronti, lancia le chiavi sotto il sedile. La musica di “Profondo rosso” in sottofondo.
Tutti i Santi sono scesi a farmi compagnia, interpellati da me in rigoroso ordine alfabetico.
Chiudo la portiera e lei, giustamente, chiude la macchina. La borsa? Dov’è la borsa? La vedo sul sedile anteriore. Bella tronfia, piena di ogni genere di cose… tra cui le chiavi di scorta. Attimi di terrore.
“Amore, schiaccia il pulsante sulla chiave” e lei lo fa, piccolina, ma continuando a chiudere la macchina. Poi, con un picco d‘insofferenza nei miei confronti, lancia le chiavi sotto il sedile. La musica di “Profondo rosso” in sottofondo.
Tutti i Santi sono scesi a farmi compagnia, interpellati da me in rigoroso ordine alfabetico.
Epilogo: i Santi mi hanno risposto di non scomodarli più e che la prossima volta mi devo dare una svegliata, cristallo posteriore frantumato, borsa recuperata con l’ausilio di un ombrello e: “Si buongiorno, sono un vostro assicurato e dovrei denunciare un sinistro per rottura cristalli!”
Ma guarda questo idiota che cavolo sta facendo, abbasso il finestrino: “Vai genio, la strada è tua! Te la sei comprata la patente, sì?”
Epilogo: il responsabile d’ufficio ci presenta il suo nuovo superiore, pertanto il mio superiore alla seconda. Quante possibilità ci sono che possa essere l’idiota che si è comprato la patente? Una basta… in effetti. Ed io spero tanto che sia miope, sordo e per nulla fisionomista.
Guardando dalla finestra di casa l’auto che anziché essere posteggiata al sicuro in garage, è nel parcheggio. Autoconvinzione determinata dal fatto di essere comodamente in mutande: “È vero che il cielo è bianco e il vento tira come fossimo a Trieste, ma non grandina, me lo sento!”
Epilogo: “Si buongiorno, sono un vostro assicurato e dovrei denunciare un sinistro per eventi atmosferici!”
“Stasera esco, solo un paio di ore, non ne ho nemmeno voglia, ma non posso non andare. A nanna presto che domani ho una riunione alle 08.30.
Epilogo: sala riunioni, l’oggetto inanimato che cerca inutilmente di risultare reattivo sono io, con un mal di testa che temo mi stia per spuntare un unicorno in fronte e il ben conosciuto gatto persiano sulla lingua.
Al casello, coda sempre più lunga, nessuno si accorge del semaforo rosso, ci si accoda semplicemente come pecore al gregge.
Epilogo: il tempo passa e la gente invecchia.
Non ho voglia di prendere la scala, ce la faccio a raggiungere il pacco di zucchero sullo scaffale più alto della dispensa, senza che quel vasetto di vetro mi cada sull’alluce, ce la faccio, ce la faccio.
Epilogo: Tonfo. Silenzio. In ginocchio some se mi dovessero nominare cavaliere, capo chino mentre dentro di me si scatena l’inferno. L’indomani, indossando le scarpe da tennis più larghe e più brutte della storia: “che hai fatto, perché zoppichi?”.
“Io quasi quasi mangio in ufficio, poi apro la finestra e non se ne accorge nessuno!”
Epilogo: rientra il capo dopo la pausa pranzo e: “Chi ha mangiato il gazpacio? Lo sapete che odio l’aglio!”
Finalmente l’uomo perfetto viene a casa mia. Flirtiamo da mesi, ma nessuno dei due si decide a far scattare sto benedetto bacio. Nel frattempo grandi chiacchierate, apprezzamenti e desiderio alle stelle. Eccolo… con gli occhi neri ed il suo sapor mediorientale, seduto sul divano, con la luce dell’applique alle sue spalle, assume persino un’aria divina. Tra una parola e l’altra, il bellissimo bacio che scalda gli animi e non solo quelli. Poi io… e sottolineo io, per non so quale insano motivo, mi fermo: “lasciamo stare, rischiamo di rovinare la nostra amicizia”. Eh?
Epilogo: mi sarei tanto voluta prendere a schiaffoni, essere risucchiata nel buco nero del mondo e finirla lì. Invece la mia punizione è quotidiana, se ci ripenso continuo a sentirmi l’essere più stupido del pianeta. Che cavolo mi avrà detto il cervello?! Ma quale cervello? Non ce l’avevo quella sera, se n’era andato fuori a cena con il buon senso.
Allora, se durante il tragitto in macchina alla radio passa la canzone “X”, vuol dire che mi sta pensando e allora lo chiamo.
Epilogo: non ha risposto alla mia telefonata e non mi ha richiamata, l’interpretazione dei segni non è una scienza esatta, ma continuo a crederci.
Sono l’unica ad aver indossato tutte queste perle, o qualcuno condivide con me?
Vi prego non lasciatemi sola…
E se siete con me, vorrei sapere se vi capita mai di rendervi conto che state per fare una stupidaggine, ma la fate lo stesso; allora cos’è che ci spinge a proseguire anziché fermarci? E’ vera leggerezza o è forse più il fascino del rischio racchiuso in quell’attimo di libertà, di piacere?
Sono tutte stupide le mantidi maschio che, seppur consapevoli che l’accoppiamento sarà per loro fatale, lo fanno lo stesso? Almeno muoiono felici, penserà qualcuno. Di fatto, però, tirano le cuoia ed è stata la loro natura a spingerli a farlo, ad essere stupidi, rimanendo in tema. Poveracci, tutti solidali con le piccole creature verdi ovviamente, ma chi è tanto impavido da dire alla mantide femmina che suo marito è stato stupido? Secondo me, non lo ammetterà mai (anche perché in quel caso dovrebbe anche riconoscere di essere una stronza) e quindi sarà molto probabile che vi atterri con una mossa di Kung Fu.
La verità, Signori miei è che accettiamo di sbagliare, di essere fuori forma, di essere irragionevoli, presuntuosi, disordinati, di avere caratteracci e chi più ne ha, più ne metta, ma difficilmente ammettiamo di essere stati stupidi, seppure l’esserlo faccia parte di noi, sia insito delle nostre viscere, come un retaggio dal quale non si scappa.
Io le mie perle le indosso tutte, ci sono quelle di cui posso sorridere, perché mi hanno regalato leggerezza, hanno divertito me e spesso anche gli altri e poi ci sono quelle che nascondo nelle tasche, delle quali un po’ mi vergogno, ma sono le stesse che mi hanno insegnato di più e che ogni tanto riguardo con una lacrima che mi appanna la vista
Detto questo…
belle le perle, ma anche con due gocce di Chanel n.5 sapremo essere creature affascinanti
belle le perle, ma anche con due gocce di Chanel n.5 sapremo essere creature affascinanti
E non me ne vorranno i signori uomini se per le amenità troneggiano le donne,
ma solo perché per le grandi stupidità lasciamo a loro il podio.
VUOI APPROFONDIRE IL TEMA TRATTATO?
Noi ci siamo lasciati ispirare da
Allegro ma non troppo
di Carlo M. Cipolla
Un “divertissement” di Cipolla, un guizzo anarchico dell’intelligenza, giocando sul filo del paradosso.
Quale modo migliore per ricominciare ad avere a che fare con colleghi e compagni dopo l’estate, se non parlando di stupidità umana?
Quale modo migliore per ricominciare ad avere a che fare con colleghi e compagni dopo l’estate, se non parlando di stupidità umana?
La scrittrice
GIULIA GUARDINI
Sono Guardini Giulia, ho 35 anni,, vivo nella bella Verona e amo le parole ed il loro infinito potere. Questo grande amore mi porta a scrivere, di getto, per respirare, per divertirmi, scrivere per essere me stessa. È un bisogno, nel senso stretto ma anche più ampio del termine.